giovedì 25 agosto 2011

Riparare una sedia da campeggio

In questo intervento non progettuale ed estemporaneo torna uno dei materiali più amati dai non-progettisti: il fil di ferro (ferro filato).
Questo materiale duttile e resistente viene solitamente utilizzato in lavori di carpenteria per fissare provvisoriamente strutture effimere e temporanee. Nel caso in analisi: una sedia da campeggio in tela sintetica; il fil di ferro è stato utilizzato per cucire una lacerazione della gomma nera che sostiene la seduta.



















Come si può notare dalla foto, il danno è sul lato destro della sedia, dove si percepisce un'assimetria dello schienale.

L'intervento è stato effettuato senza ripristinare le dimensioni e le proporzioni della sedia, ma solo ancorando, tramite una chiusura a nodo, il telo e la plastica al palo di sostegno della sedia.













Scendendo in dettaglio si può notare l'uso minimale del filo di ferro e il nodo leggero, ma, nell'immagine successiva, si può ammirare tutta l'estemporaneità dell'intervento nel cerchio di ferro lasciato penzoloni. L'uso del filo di ferro è quindi del tutto abusato nella sua parte non strutturale e minimale nella parte destinata alla serratura.












Un intervento di uso e costume del tutto precario

sabato 19 febbraio 2011

Montare una Tenda a Bruxelles - Monter une tente à Bruxelles

Sino ad oggi gli usi e i costumi di questa società precaria non aveva oltrepassato i patri confini, un elemento nazionale che aveva minato le posizioni materialistiche e anti idealistiche di molti dei nostri lettori. Lettere di proteste ci erano giunte da tutto il territorio nazionale dai materialisti storici che si lamentavano dell'uso criminoso che si faceva del concetto di italianità, successivamente, gli stessi materialisti storici, richiamavano in redazione per negare ciò di cui si facevano portavoce qualche istante prima, asserendo anche la loro vicinanza al relativismo. Il post odierno prova a fare chiarezza su questa faccenda affermando, attraverso le immagini, sia la liquidità di questa nostra società, sia l'influsso negativo che alcuni popoli (non ce ne vogliano i materialisti storici e in misura minore relativisti) su altri ben più propensi all'organizzazione e alla progettualità. Il cancro della non progettualità nel fulcro pensante della burocrazia e dell'organizzazione continentale: Bruxelles.
A volte la disorganizzazione è una prassi altre volte un virsus.
 






















Montare una tenda a quattro mani con un solo scaletto,la non progettualità dell'intervento è manifesta: l'atmosfera domenicale, l'abbigliamento non consono, l'uomo sullo scaletto indossa pigiama e ciabatte infradito, l'uomo appollaiato sul davanzale calza scarpe da boscaiolo slacciate ed è retto da un terzo uomo che nel pugno stringe il foglio di istruzioni della nota casa svedese costruttrice di tende a rollo.

Installer une tente à quatre mains avec une échelle unique, C'est évident que il n'y a pas  de la planification du projet  : l'atmosphère du dimanche, les vêtements ne conviennent pas, l'homme dans l'escalier vêtu d'un pyjama et des tongs, un  homme perché sur le rebord de la chaussure d'argent bûcheron en vrac et est dirigée par un troisième homme qui secoue son poing dans la notice du fabricant suédois célèbres de tentes à Rolla.



















Nell'immagine successiva l'uomo in pigiama regge una ciabatta multipresa trasformandola in prolunga per azionare il trapano usato dall'uomo con scarpe da boscaiolo per forare il muro.

Dans L'image suivante l'homme en pyjama soutient une barrette d'alimentation électrique de la rallonge bande au pouvoir en le transformant en une perceuse utilisée par l'homme avec des chaussures de bûcherons pour perforer le mur.

lunedì 25 ottobre 2010

Un appendiabiti

Un appendiabiti
In una società in cui la materia diviene un fardello a cui pensare prima ancora di trasformarla in cose, il riuso e il riciclo si pone come una necessità, una realtà concreta e imprescindibile. Due ordini di motivi giustificano questo dato impellente: il primo risponde ad un’esigenza di tipo ambientale, facilmente intuibile, il secondo è di tipo economico e riguarda il fatto che le materie prime sono sempre più scarse e care, ed è quindi auspicabile riutilizzare questi materiali, che fino a qualche anno fa venivano considerati dei semplici rifiuti da eliminare. Una base progettuale forte, una griglia rigida di interventi, una perseveranza e abnegazione nell'approccio alla materia è indispensabile per "riconvertirsi" in novelli Rè Mida. Ecco un esempio del tutto estemporaneo e antiprogettuale di riuso creativo. Un appendiabiti realizzato con la morsa anelata di un fascicolatore. L'oggetto è stato ancorato sommariamente ad un supporto improprio (un radiatore a parete da bagno) con materiali (strisce di tessuto) ricavati da una precedente attività - non è da escludere la simultaneità delle azioni - e dagli scarti di quella produzione. I legacci sono visibilmente molli, l'asimmetria dell'ancoraggio inficia la stabilità dell'appendiabiti, un contrafforte di stoffa, ancorato in alto, si rende quindi necessario. La pericolosità dell'oggetto, acuminato e sporgente, non è stata presa in considerazione e l'appendiabiti è stato posto ad altezza del viso in uno spazio angusto come un bagno di servizio. Siamo qui a raccontare l'ennesimo intervento precario e perituro, destinato a disparire e ad ingrossare le già sature discariche di rifiuti solidi urbani.
 
Un ringraziamento particolare ad Elena Farinelli che, sfidando una certa tensione interna, si è resa disponibile a documentare fotograficamente il lavoro di questo incauto progettista. 

nota a margine dell'autore (dell'appendiabiti)
1 Non hai preso in considerazione che il materiale è termoconduttore e quindi gli asciugamani si asciugano prima.
2 Gli anelli sono molto appuntiti ma quanto basta per non ferire e tenere saldo il tutto.

nota alla nota dell'autore (del post)
Le risposte dell'autore (dell'appendiabiti) sono estemporanee quasi quanto l'appendiabiti. 
 
l'oggetto ancorato













i ganci ad altezza d'uomo





















La funzionalità dell'oggetto, da notare la tensione dei legacci sotto il peso degli asciugamano.



giovedì 15 luglio 2010

Differenziare rifiuti

Il tema centrale è sempre quello della raccolta differenziata dei rifiuti;
tema sempre di stringente attualità e che affligge tutte le società moderne.
Vediamo come una persona completamente distante dal concetto progettuale si prende carico di un problema pressocchè quotidiano: lo smaltimento di cartoni ingombranti.
Quali attrezzi occorrono per imballare dei cartoni? Normalmente i pacchi di carta si vedono legati con dello spago o del nastro adesivo. In questo caso il lavoro si fa importante e preparare la carta da buttare è cosa evidentemente molto seria.
Per un lavoro no-project servono numerosi attrezzi, che vengono usati tutti, nessuno escluso.










 
La postazione di lavoro è composta da: carriola, cuscini da divano, bidone in plastica per i rifiuti generici; un asse di legno, poggiato tra carriola e bidone fa da piano d'appoggio 














La postazione di lavoro ricopre un ruolo fondamentale ed è bene prestarci attenzione:
un bidone della spazzatura fa all'uopo per far da supporto al tavolo che servirà alle operazioni, dall'altra parte una carriola con cuscino.
















I cartoni da imballare


Spago, fil di ferro, rotolo di tubo di gomma usato per irrigare, nastro adesivo da pacchi, due coltelli da pane, una tenaglia, un oggetto a T non meglio identificato. Solo chi ha creato questa scena conosce l'utilità dei suddetti attrezzi















stringenti e forbice da elettricista

















metro da falegname











una veduta d'insieme della working station

















Un pacco già, completato.
A cosa saranno serviti tutti gli attrezzi visti?

Ovviamente ci è dato giudicare solo dalle fotografie, ma di certo l'accumulo di utensili può essere significante di una cronica mancanza di atteggiamento progettuale, indi per cui meglio avere tutto sottomano.  






martedì 6 luglio 2010

Stivare un materasso

Lo stoccaggio di oggetti in disuso è uno dei problemi più ricorrenti delle famiglie occidentali. La società del consumo, che offre prodotti con basso tasso di obsolescenza e che quasi impone l'acquisto anche in casi di non necessità, è alla base dell'accumulo di cose presto disusate dalle famiglie.
Un materasso a molle ricoperto di tessuto anallergico e traspirante, a prima vista integro e ancora utilizzabile, giaceva da mesi sul pianerottolo di quest'appartamento mono-familiare, (abitazione tipica delle propaggini periferiche suburbane delle metropoli europee) senza motivo, ma in attesa di essere stivato. Lo spazio e l'organizzazione degli ambienti è un'altra piaga della condotta di vita in queste aree geografiche. Azioni estemporanee e legate al solo caso sono documentate attraverso queste fotografie, che cercano di rendicontare un maldestro tentativo di imballo e stivaggio del suddetto materasso.
Per il lavoro sono stati impiegate diverse (per colore e per numero) buste in plastica per i rifiuti, tagliuzzate e trasformate in piccoli teli, nastro adesivo (carta gommata) e il contributo di due giovani ancora in pigiama. Lasciamo alle immagini il commento di quest'intervento del tutto antiprogettuale e, stando ai risultati, maldestro.










Alcune fasi del lavoro, è da notare il coordinamento sommario esistente tra i due lavoranti
Gli sforzi di una dei due laronati nel approntare soluzioni estemporanee per
il posizionamento della carta gommata tra i diversi livelli di plastica creatisi

La soddisfazione a lavoro ultimato

Le striscie di nastro adesivo seguono logiche dettate dal caso e dalla premura di finire al più presto questa impresa domenicale.

sabato 27 marzo 2010

Correggere la postura d'una piantina

Nei mesi invernali alcuni vegetali della famiglia delle solanacee, smettono completa mente le loro attività linfatiche, lasciando in vita solo il tubero interrato. Una misura difensiva che serve a proteggersi dalle temperature dell'inverno, in primavera queste piantine sbocciano ricominciando a crescere grazie al sole e al calore dei raggi.

Questa piantina è vittima di un procedimento antiprogettuale e pressapochista.
Lasciata al caldo dell'appartamento nei mesi invernali, riscaldato da un sistema centralizzato attivo 12 ore al giorno, il vegetale, credendo arrivata in anticipo la bella stagione, è sbocciato dal suo bulbo crescendo a dismisura. Purtroppo lo stelo, non ancora rafforzato, cresceva in altezza in cerca di luce, piegandosi sotto il peso delle sue stesse foglie.

Ecco l'ennesimo intervento scellerato la correzione della postura.
Mentre per il primo stelo era stato usata un'asta di alluminio filettata di una lampada IKEA, il secondo stelo è stato ancorato con un filo di spago al palo di prolunga per riavvolgere la tenda da sole, una scelta dettata dal fatto che quell'oggetto risultava il primo a portata di mano a soddisfare le caratteristiche di altezza e solidità.

La chiusura della tenda da sole non è stata presa in considerazione, quindi per adempiere a questa azione si appronterà un'altro metodo pressapochista ed estemporaneo.



lo stelo curvo



un particolare



l'ancoraggio con spago



l'asta a cui la piantina è ancorata è una prolunga per riavvolgere la tenda da sole

lunedì 22 marzo 2010

Un armadietto

L'armadietto per stivare gli utensili nasce da un insieme di materiali e necessità. L'armadietto è composto da una vecchia libreria, che, sucessivamente traformata in guardaroba per abiti da lavoro, è stata riadattata ad armadietto. La progettazione è del tutto inesistente, l'opera è scaturita dalla necessità che si aveva di fare migrare il manufatto per liberare spazio.

L'armadietto è composto da diversi materiali raccattati in giro e scelti con criteri sommari, tra i quali, quello della vicinanza degli stessi.

Scheda tecnica
- Un ex libreria/ex guardaroba
- Due telai
- Fogli di polistirolo isolante spessore 0,5 mm
- Pannellini di compensato





Lo spazio di lavoro



Foto d'insieme dell'armadietto



Particolare di un anta con foro